Naufragio di migranti in Calabria: 62 morti e forse altri 40 dispersi, tra cui molti bambini e un neonato, recuperati da Capitaneria di porto e Guardia di Finanza. Ma si temono molte altre vittime.

Un bilancio che sale di ora in ora, con decine e decine di dispersi in mare. Un barcone, che trasportava secondo alcune testimonianze 250 persone, non ha retto al mare molto agitato e si è schiantato contro gli scogli a pochi metri dalla costa di Steccato di Cutro.

Le motovedette sono impegnate in mare alla ricerca di sopravvissuti. Sul posto sono accorsi anche uomini della polizia e dei carabinieri, oltre a personale della Croce rossa. Il governatore Occhiuto ha attaccato: “La Calabria è in lutto, dove è l’Europa?”. Il Sindaco di Cutro, tra i primi ad accorrere, ha dichiarato lutto cittadino.

Se a noi bastano 15 minuti e una carta di credito per prenotare un viaggio fuori Europa, a chi

vede l’Europa come terra di vita, lavoro, diritti e speranza noi concediamo solo il lusso di

rischiare la vita e arricchire le mafie internazionali. Perché?

Se è giusto andare alle frontiere con l’Ucraina per aiutare a fuggire donne, uomini, bambini

vittime della guerra, è giusto e doveroso garantire ingressi legali e sicuri a chi fugge da altre

guerre, disastri e morte. Perché? Lo dicono gli accordi internazionali, la normativa europea e

il bellissimo, profondo senso di umanità.

Prendo in prestito le parole del regista Andrea Segre:

Le vittime del naufragio a Cutro sono vittime delle politiche di chiusura che stanno dominando gli Stati Europei. Sono, anzi purtroppo erano, persone che vengono da Pakistan, Afghanistan, Iraq, Iran e  avrebbero avuto il diritto di protezione internazionale senza alcun dubbio, ma non hanno avuto la possibilità di alcun canale regolare e sicuro né di partenza dal proprio paese né di resettlement umanitario dai luoghi di transito, perché gli Stati Europei quei canali li hanno completamente chiusi, decidendo al contrario di spendere miliardi per chiedere a Stati terzi come la Turchia (dalle cui coste erano partiti) di fermare le loro partenze. 

Le parole degli esponenti del Governo che dichiarano “bisogna fermare le partenze”, nascondono il fatto che è proprio “fermando le partenze” che si producono queste tragedie. Perché le partenze non si possono fermare, non si possono fermare le speranze e i bisogni che spingono a fare viaggi disperati, esiste un diritto a partire, questa è la verità. Solo prendendosi la responsabilità di questa realtà, ripensando le attuali politiche migratorie è possibile onorare queste vittime innocenti. Non facendo ciò siamo e saremo complici e mandanti di queste morti, di tutte le passate e anche delle future, al pari dei trafficanti di esseri umani che per chi si vuole lavare la coscienza sono gli unici responsabili. 

Sapete perché oggi dobbiamo piangere i corpi dei bambini esanimi a Cutro? Warsan Shire lo spiega con una poesia: CASA

nessuno lascia la propria casa a meno che

casa sua non siano le mandibole di uno squalo

verso il confine ci corri solo

quando vedi tutta la città correre

i tuoi vicini che corrono più veloci di te

il fiato insanguinato nelle loro gole

il tuo ex-compagno di classe

che ti ha baciato fino a farti girare la testa dietro alla fabbrica di lattine

ora tiene nella mano una pistola più grande del suo corpo

lasci casa tua

quando è proprio lei a non permetterti più di starci.

nessuno lascia casa sua a meno che non sia proprio lei a cacciarlo

fuoco sotto ai piedi

sangue che ti bolle nella pancia

dovete capire

che nessuno mette i suoi figli su una barca

a meno che l’acqua non sia più sicura della terra

Andate a leggere tutta la poesia per mettervi un po’ nei loro panni. 

Questi sono morti perché

hanno osato sognare la libertà.

Chiedo, per rispettare la nostra umanità e dignità: vie legali, corridoi umanitari, azioni

concrete di salvataggio, e meno lacrime di coccodrillo.

Chiedo silenzio perché le bambine, i bambini, le donne, gli uomini morti a pochi

metri dalla costa sono miei fratelli, sono nostri fratelli e sorelle.