Tra le categorie a cui il nostro gruppo dirige la sua attenzione c’è quella degli/delle adolescenti. In questi due anni di pandemia, i più giovani hanno risentito notevolmente del cambiamento delle proprie abitudini e routine, privati dei loro spazi educativi e scolastici, così come di quelli ricreativi e sportivi: il disorientamento e la fatica, che ciò ha prodotto nei ragazzi è stato ampiamente sottovalutato, quando non riconosciuto, a tutti i livelli.
Le loro stesse richieste e mobilitazioni per tornare a scuola in presenza sono state troppo spesso irrise come non credibili, non autentiche, anche a fronte di ricerche che testimoniano l’importanza del tema. Stanchi, incerti, preoccupati, irritabili, ansiosi, disorientati, nervosi, apatici, scoraggiati: questo è ciò che gli adolescenti hanno affermato di provare nel periodo più intenso del lockdown. Rispetto alla sfera della socialità, la propria capacità di socializzare ha subito ripercussioni negative, così come il proprio umore e tanti sostengono che le proprie amicizie sono state messe alla prova.
A fronte di questo quadro, che a due anni di distanza non può più definirsi emergenziale, ci vogliono delle risposte territoriali, organizzate e tempestive che possano permettere un’accoglienza della sofferenza emotiva dei minori prima che la stessa assuma forme più conclamate e richiedenti soluzioni quali il ricovero o l’attivazione di percorsi residenziali. È da tenere a mente che, a seconda del livello evolutivo, le sofferenze implicitamente vissute per il periodo attuale possono manifestarsi attraverso campanelli d’allarme come deficit di attenzione, problematiche scolastiche, cambiamento nelle abitudini alimentari, forme di isolamento e dipendenze tecnologiche.
Una vera emergenza generazionale
La nostra società sta invecchiando rapidamente e gli elettori più anziani prevalgono sui più giovani. Nelle società dove le persone di mezz’età e gli anziani sono il blocco economico e politico dominante, i loro interessi prevalgono. In una società in cui demografia e geografia stanno ampliando le divisioni politiche intergenerazionali, la pandemia non ha fatto nulla per colmarle. Anzi, le ha aggravate. Gli anziani hanno avuto la priorità nelle misure precauzionali, nelle cure, nelle vaccinazioni. La politica e i cittadini non hanno avuto molta scelta: la malattia non lasciava altre opzioni. Da questo punto di vista, le conseguenze del covid-19 hanno riaffermato una tendenza consolidata. In una popolazione che invecchia, la sanità sale tra le priorità politiche. Gli anziani hanno più bisogno di assistenza ed inevitabilmente le esigenze dei più giovani vengono trascurate, perchè più difficili da intercettare e da affrontare. L’esito di ció è un sistema sbilanciato. La pandemia ha messo in evidenza proprio questo: gli squilibri intergenerazionali, rendendo ancora più complessa la loro risoluzione. Su questo la politica deve dare risposte e investire quante più risorse possibile.
Quindi analisi, comprensione, informazione, sensibilizzazione e formazione; quindi sostegno alle vittime del bullismo e interventi sul contesto (sociale, scolastico, familiare) per contribuire a generare una nuova cultura della relazione positiva, empatica e inclusiva. Dobbiamo dare speranza alle nuove generazioni con lo sport e la cultura, da loro dobbiamo ripartire per la ricostruzione della società. Ci dobbiamo rivolgere ai giovani con grande attenzione in questo periodo, facendoli innamorare di nuovo della musica, della cultura e dello sport , perché le attenzioni devono essere rivolte in particolar modo verso la “prevenzione”. Abbiamo quindi bisogno di “costruire assieme” conoscenza, coesione, investire sui luoghi dei giovani, per la produzione culturale dei giovani e la loro formazione, promuovendo sani stili di vita. Per fare questo ci vogliono soldi da investire dando priorità ai giovani, a colmare il divario generazionale.
Analizzato il contesto attuale e dati alla mano e quindi numero di vaccinati, curva epidemiologica in Italia e in Emilia-Romagna in discesa da settimane e ipotesi quanto più probabile della fine dello stato di emergenza previsto per il 31 marzo, l’agenda politica è nelle condizioni di poter spostare la propria attenzione nel comprendere meglio i bisogni reali delle nuove generazioni nell’ottica di dare loro maggiore visibilità, sostegno concreto e speranza.