Medy Cartier è un rapper bolognese. In un post nel suo profilo Instagram che aveva anticipato l’uscita del suo primo video ufficiale chiamato “Chiamare”, ha raccontato alcune vicende private: dei vari reati che ha commesso e del suo periodo in carcere minorile. Il brano è una dedica a tutti quei ragazzi che finiscono nei carceri minorili. 

Un racconto di sofferenza e sbagli, ma che aiuta a dare speranza a tutti i ragazzi ancora dentro. Baby Gang un altro trapper famoso, anche lui passato dal carcere minorile di Bologna, in un’intervista dice che il lavoro degli educatori è stato fondamentale nel suo riscatto sociale.

Ovvio che i ragazzi e le ragazze non devono finire in carcere e per questo in modo preventivo si lavora tanto anche con l’Educativa di strada, i centri giovanili e i vari servizi offerti dal Comune di Bologna,ma quando succede un reato la pena diventa la detenzione.

Il sistema detentivo, nel corso dei secoli, è mutato passando da un carcere punitivo, basato su torture e umiliazioni, ad uno rieducativo, che pone al centro del trattamento il detenuto, attraverso il suo graduale recupero e reinserimento nella società. Si inizia a parlare di rieducazione e reinserimento sociale e le leggi degli anni settanta affrontando proprio il problema dell’umanizzazione del trattamento negli istituti penitenziari e del recupero sociale dei detenuti, introducono, quindi, le misure alternative, tra cui i permessi premio, forniti come ricompensa per comportamenti adeguati.

Si  rafforza la tutela dei diritti dei detenuti, con l’istituzione del Garante Nazionale dei diritti delle persone detenute.

Abbiamo constatato dagli organi sindacali e dai media che ultimamente c’è un progressivo aumento della popolazione presso l’IPM di Bologna. Alla data odierna ne conta 49, su 40 posti garantiti, ha fatto si che ormai non passano giorni che non si verificano tensioni ed eventi critici.

I sindacati della Polizia Penitenziaria già alla fine d’agosto chiedevano un immediato sfollamento in modo tale da favorire un clima sereno con meno tensioni e più attività trattamentali .

Ricordiamo che l’Istituto, se pur ristrutturato, è pur sempre un edificio riadattato ad istituto penitenziario con corridoi stretti e distribuito in più piani e, portare la capienza dello stesso ad oltre 49 con un numero sempre maggiore di maggiorenni e senza un aumento adeguato di personale, oltre che dell’area educativa, non può che sfociarsi in un aumento del clima di tensione tra i minori ristretti che, molte volte, sfociano in eventi critici continui proprio come sta accadendo negli ultimi tempi. Aumento degli educatori e della loro presenza con i ragazzi (sono pochi e spesso sono pieni di compiti amministrativi che riducono il tempo da trascorrere con i ragazzi). 

Il personale  è esausto, turni di servizio prolungati e continuamente richiamati in servizio per garantire quel minimo di sicurezza e i ragazzi con disturbi psicologici dovrebbero stare in altre strutture e ridurre le permanenze temporanee per chi è in attesa di trasferimento. 

Se la finalità della pena è e deve essere sempre riabilitativa e rieducativa, come previsto dal nostro ordinamento penitenziario e dalla nostra Costituzione, per tutte le istituzioni deve essere una priorità assoluta restituire alla normalità e a prospettive che tengano conto della giovane età dei ragazzi che spesso, per primi, hanno subito violenza. Per questo, quei ragazzi non possono essere considerati dei numeri e la capienza di quella struttura non può essere valutata solo sulla base dei letti e delle celle a disposizione. Ciascuno di loro deve poter continuare a contare su un personale adeguato che possa seguirlo da vicino e quotidianamente e su progetti educativi personalizzati, quelli che in questi anni hanno aiutato diversi di loro ad ottenere il diploma e a iscriversi all’Università.

Al “Pratello” si va a scuola, ci sono corsi con crediti formativi su servizi alberghieri e partnership con l’istituto alberghiero di Castel San Pietro Terme, per garantire una continuità negli studi anche al termine del periodo di reclusione. Sono presenti due aule di pittura, una di musica (vicini sensibili al rumore permettendo)  ed una biblioteca. Si potrebbero aumentare altre tipologie di formazione e più differenziate.

L’istituto si caratterizza per una vasta offerta di attività a cui, a turnazione, i detenuti accedono continuamente, e attraverso cui i ragazzi vengono incentivati all’uso degli spazi comuni e all’interazione tra loro e con il personale educativo, penitenziario e esterno. 

Dobbiamo risolvere il problema prima che si interrompano anche le rappresentazioni teatrali della Compagnia del Pratello diretti da Paolo Belli che da anni da lustro all’Ipm di Bologna. Giulia Zennaro su Ristretti Orizzonti scrive: «Ma quali sono, in sostanza i benefici del teatro per un carcerato? Oltre alla significativa riduzione delle recidive per chi partecipa a queste iniziative, il teatro offre a chi è dietro le sbarre l’occasione di relazionarsi in modo sano con l’altro. La disciplina, l’autocontrollo, il rispetto delle regole, oltre alla possibilità di esprimere se stessi senza giudizio: il teatro può rappresentare la speranza di vedere un futuro oltre le sbarre. O di mantenere il contatto con il mondo esterno e le emozioni umane, per non trasformare il “fine pena mai” in un inferno».