Pilastro è in prima fila, ma è anche altro: è una comunità di cittadini e famiglie attive, di operatori nel mondo profit e no profit che non accettando la realtà passivamente, si mettono in gioco quotidianamente per attuare progetti collaborativi di prossimità continua portando valore aggiunto al territorio. Un lavoro comune che non è scontato: ma deve essere continuamente valorizzato e in questo momento ancora più che mai!
Alla luce dell’importante operazione di polizia che ha portato all’arresto di 25 persone nella zona Pilastro, smontando un’organizzazione dedita allo spaccio da anni, vogliamo ringraziare le donne e gli uomini delle forze dell’ordine. Perché per arrivare a questo importante risultato, ci vuole sudore, tempo e costanza, ma più di ogni cosa è essenziale la collaborazione con il comune, con i servizi presenti sul territorio e con la cittadinanza.
L’associazione Libera Bologna ha realizzato, negli anni scorsi, lavori di monitoraggio civico nella Zona per fare luce sulla presunta presenza di organizzazioni di stampo mafioso e criminale, lì dove questi fenomeni rimangono troppo spesso sommersi e dove si percepisce fortemente la paura di esporsi, di denunciare, di segnalare. C’è da evidenziare il fatto che comunque hanno constatato, nella loro ricerca, che è ancora fortemente presente il legame tra cittadinanza, associazioni e istituzioni. Questo per dire che tenere alta l’attenzione, accogliendo le segnalazioni di cittadine e cittadini, lavoratori e lavoratrici, per elaborare una risposta collettiva a questi fenomeni, è estremamente importante per lo sviluppo di una comunità sana.
REAGIRE, anche se per i cittadini e cittadine del Pilastro non è sempre facile trovare le parole per farlo, sono le parole della cittadinanza attiva fatta di quotidiani tentativi di realizzare qualcosa di utile per chi, come tanti, non si vuole rassegnare al dilagare dell’odio e dell’uso strumentale di qualunque accadimento per dire che il Pilastro è invivibile.
Sono presenti molte forme di prevenzione sul suddetto territorio, l’importante è rafforzare e sviluppare continuamente nuove strategie di prevenzione studiando casi studio e buone pratiche applicate in altre città d’Italia con l’obiettivo di diminuire la concentrazione di problematiche. Ciò è fattibile intensificando si nuove forme di presidio e controllo, ma non dobbiamo dimenticarci di quelle forme di presidio che già operano da anni sul territorio.
Si può cercare di capire come poter combattere senza violenza, con l’operato di semplici cittadini portando la testimonianza del loro vivere quotidiano fatto di lavoro e di fatica, di cose semplici per dire che al Pilastro, per fortuna, vive anche tanta altra gente, che crede fermamente nel dialogo e nella pacifica convivenza.
Be tutto questo c’è già: ci sono progetti culturali e sociali messi a sistema da anni per tenere lontani i giovani dalla microcriminalità, aiutare gli adolescenti a scegliere le alternative, a stare il più possibile dalla parte giusta.
Oggi ci sono persone che per lavoro sono a disposizione dei ragazzi più fragili, ci sono i centri giovanili aperti, c’è una Biblioteca attiva e persone accoglienti, ci sono opportunità di formazione o di imparare un mestiere, laboratori e attività culturali realizzate da un tessuto sociale molto attivo e spazi aperti alla comunità!
Ci sono segni positivi: finalmente gli iscritti alle scuole del Pilastro ricominciano a crescere e c’è un nuovo protagonismo delle giovani mamme; il comune ha ripreso a destinare soldi per aumentare servizi, occasioni di incontro, occasioni di formazione soprattutto per i giovani con maggiori fragilità. Ci sono strade sempre più efficaci in confronto al passato. Chi fa l’operatore sociale, sente la necessità di avere intorno una comunità meno paurosa, meno diffidente, che abbia e comunichi speranza e questo lo si fa anche lavorando con le famiglie, rafforzando il tema della genitorialità. Una comunità capace di incontrarsi, di conoscersi e di interagire.
Non tutti i giovani, però, vogliono cogliere queste opportunità: alcuni, pochi, scelgono altre strade, di inoltrarsi nella zona grigia dell’illegalità. Di questi, alcuni da soli e a volte con grande dolore, trovano la propria strada. Altri no. Una comunità capace di integrare le differenze deve prenderne atto e cercare che siano sempre meno.
I cittadini attivi, gli operatori, le istituzioni locali fanno tanto e sono disponibili a migliorare, non vogliamo farci prendere dalla paura nè dall’intolleranza, ben sapendo che viviamo in una società complessa e piena di sfide, ma nella prossimità queste sfide diventano positive se la comunità è forte e coesa.