La scorsa settimana ho riportato brevemente le valutazioni della Cassazione sul processo Aemilia affermando che con questo non si poteva ritenere chiusa la lotta alla criminalità organizzata nel nostro territorio, ma semplicemente scoperta. I giornali di questa settimana confermano ciò, raccontando in vari articoli le vicende dell’Operazione “Radici” della DDA di Bologna, che già dal nome indica la natura endemica che ha assunto il fenomeno criminale nel nostra Regione.
Le indagini del PM Marco Forte partono da un vorticoso giro di acquisizioni e cessioni di rami di aziende attive nella riviera romagnola, intrecciandosi con fenomeni, sparsi per tutta l’Emilia Romagna, di bancarotta fraudolenta, estorsioni, violenza e minacce, che hanno portato ad avere 34 indagati e l’emissione da parte del GIP di 23 misure cautelari e sequestri da parte della guardia di finanza per oltre 30 milioni, parte cospicua dei quali proviene dal modenese dove gli indagati avevano rapporti usurari con imprenditori e professionisti in difficoltà.
La figura di vertice del sistema criminale fotografato da “Radici” è Francesco Patamia, candidato per “Noi moderati” nel collegio di Piacenza, che con il padre Rocco è stato l’ideatore degli affari illeciti descritti nell’inchiesta. Patamia e i suoi affiliati vantavano rapporti con le cosche calabresi come la ‘Ndrina “Piromalli” o la ‘Ndrina “Mancuso” agendo però in modo totalmente autonomo da queste. Dalle indagini risulta che le azioni criminali erano guidate da un sapiente intreccio di professionalità e violenza, la prima garantita da un commercialista e un avvocato che offrivano le loro capacità tecniche per gestire al meglio gli affari, la seconda garantita dalle minacce e dai gesti efferati di uomini malavitosi come Saverio Serra e Giovanni Battista Moschella. Esemplificativi in tal senso sono due episodi. Il primo ai danni di un imprenditore modenese in difficoltà economica che ha fatto affidamento ai prestiti usurari di Moschella con un interesse al 10%, senza poi riuscire a ripianare il debito subendo minacce fino a quella di morte con una pistola puntata alla tempia.
Il secondo episodio significativo riguarda invece una Famiglia di Campogalliano che aveva venduto per 175 mila euro una casa a Serra, ma quest’ultimo dei 175 mila euro ha ritenuto sufficiente versarne solo 35 mila, aiutandosi con la violenza per non versare il resto. La famiglia alienante non ha ceduto alle minacce di Serra e una volta che questo ha ricevuto lo sfratto esecutivo, la tensione è culminata con frasi come: “vengo, ti taglio la testa e ci giro per Campogalliano” e in ultimo con l’incendio della macchina di famiglia.
Alla luce di tutto questo, dal rischio minimizzazione del fenomeno in virtù dei famosi anticorpi di resistenza che il nostro territorio vanta di avere, ma che spesso temo siano chiamati in causa per celare azioni deboli nel contrasto alle infiltrazioni mafiose, ora si passa ad un’ancor più pericoloso rischio: quello dell’assuefazione ad una quotidianità sempre più promiscua con i fenomeni criminali organizzati e ad una cronaca che ogni settimana ce li sbatte in faccia sui giornali.
Per questo desidero profondamente che Bologna non si appiattisca né sulla retorica lavativa degli anticorpi resistenti lasciando fare tutto a loro, sperando che realmente esistano, né su un sentimento di rassegnazione che la renda apatica dalle lettere di denuncia battute sui giornali.
A noi Consiglieri sta il compito di tenere viva l’attenzione sul tema in aula e nel dibattito delle Commissioni consiliari, aiutando la Giunta a presidiare in modo efficace il monitoraggio sui fenomeni criminali organizzati. Ritengo in tal senso preziosi i momenti di confronto che si sono sviluppati all’interno del Consiglio e fuori, ultimo esempio è l’incontro svolto da molti di noi con Libera ed un gruppo di cittadine e cittadini presso Villa Celestina in merito alle comunità di monitoraggio civico sui fondi PNRR, ad esito del quale sono state raccolte sollecitazioni immediatamente attuabili come quella di rendere più accessibile sul sito del Comune la sezione dedicata al “whistleblowing”, per questo ringrazio la reattività dell’Assessore Bugani.
Importante sarà anche dotarsi di un Regolamento sui beni confiscati, come emerso dagli interventi dell’Udienza Conoscitiva a questo tema dedicata, a partire dai quali l’amministrazione sta lavorando. Fondamentale sarà inoltre la continuità di percorsi educativi alla legalità e all’impegno civico nelle scuole e fuori, nonché dare costanza e supporto a operazioni di monitoraggio civico, aumentando parallelamente anche gli osservatori istituzionali e i tavoli di raccordo tra istituzioni e associazioni che si occupano di contrasto alla criminalità.
In più a breve ci sarà il rinnovo del protocollo appalti, strumento che deve essere irrobustito per limitare l’assegnazione di appalti al ribasso in odore di mala gestione e forse qualcosa di più, coerentemente con quanto già fatto dall’amministrazione con la pubblicazione dei subappalti delle aziende che lavorano per il Comune.
In ultimo credo possa essere molto interessante per l’amministrazione ragionare su investimenti al fine di promuovere percorsi di inchiesta che analizzino fenomeni problematici che hanno come palcoscenico le nostre strade e i nostri quartieri, coinvolgendo le realtà cittadine che hanno gli strumenti per svolgerli con approccio critico e generativo, penso ad esempio alle web radio e ai numerosi giornali online che abbiamo la fortuna di ospitare in città.
Proprio su un approccio critico e analitico credo che si debba fondare la nostra azione amministrativa.