Ho appreso dai giornali delle intimidazioni ricevute da Giuseppe Antoci, ex Presidente del Parco delle Nebrodi e Presidente dell’associazione Caponnetto, che in questi giorni era atteso ospite del Festival Radici di Libera a Montesole. I bossoli recapitategli all’hotel dove avrebbe dovuto soggiornare fanno profondamente riflettere sulla presenza in Regione di apparati criminali e della loro capacità di essere capillari. 

Mi unisco al coro di solidarietà che ha abbracciato Antoci ma a questo vorrei accompagnare una riflessione su quella che è stata ed è l’attività che ha attratto le ire delle organizzazioni criminali.

Il 15 gennaio del 2020 la Direzione Distrettuale Antimafia di Messina ha eseguito l’operazione “Nebrodi”, una delle più importanti indagini antimafia eseguite in Sicilia e la più imponente, sul versante dei Fondi Europei dell’Agricoltura in mano alle mafie, mai eseguita in Italia e all’Estero, con 94 arresti e 151 aziende agricole sequestrate, arrivando fino al nostro appennino. L’operazione ha le sue origini nella lungimiranza di Antoci e in particolare nello strumento del quale ha dotato il territorio per contrastare le infiltrazioni mafiose nell’accesso a fondi per l’agricoltura, il così detto “Protocollo Antoci”.

Tale “Protocollo di Legalità” ha lo scopo di impedire l’uso di false autocertificazioni antimafia con cui le organizzazioni criminali si accaparrano i terreni per i quali poi chiedere i contributi all’AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura).

Prima dell’introduzione del protocollo era previsto che per l’assegnazione degli affitti dei terreni a base d’asta inferiore di 150.000 euro fosse sufficiente presentare un’autocertificazione antimafia che facilmente si prestava a falsificazione. Con l’introduzione del protocollo è sorto l’obbligo di presentare una certificazione antimafia emessa dalla Prefettura per rendere valide le operazioni di affitto di terreni nel Parco delle Nebrodi anche sotto la soglia dei 150.000 euro. Questo Protocollo è stato poi esteso a tutta la Sicilia e sottoscritto da tutti i Prefetti dell’isola, per poi essere recepito dal nuovo Codice Antimafia e in sede europea, vista la sua grande efficacia riscontrata nel contrasto al fenomeno criminale nel settore agricolo.

L’esperienza di Antoci è un patrimonio per tutte le amministrazioni locali, perché fa comprendere quanto l’introduzione di strumenti correttamente pensati e concretamente impattanti sull’economia criminale possa poi estendersi a tutto il paese e addirittura a livello europeo. Il prodotto normativo del lavoro di Antoci deve essere stimolo per tutti gli amministratori locali nella ricerca di una chiave di lettura dei fenomeni criminali presenti sui territori per elaborare strategie puntuali e successivamente estendibili a contesti più ampi, facendo questo si presta la quotidiana solidarietà a chi si è già esposto e in questo chiedo alla nostra amministrazione che si continui a prestare il massimo sforzo.