Durante il periodo dell’adolescenza, l’identità attraversa grandi cambiamenti.
Per favorire lo sviluppo di un’identità positiva, l’adolescente deve fare affidamento sulle relazioni che instaura in questo periodo fragile e di transizione.
La scuola, le amicizie e la famiglia sono fondamentali nella costruzione dell’identità. La scuola, tenendo conto delle differenze individuali, dovrebbe favorire benessere e inclusione. Il gruppo dei pari è importante perché promuove la collaborazione, la solidarietà e la felicità dell’adolescente.
La famiglia dovrebbe imparare a comunicare in modo ottimale per favorire lo sviluppo di un’identità positiva nel proprio figlio. Occorre, come educatori, rispondere al persistente, sostanziale apprezzamento delle funzioni educative da parte dei giovani, non con l’abdicazione, ma con un’intelligente assunzione di tali funzioni, si tratta di “lasciar crescere” questi ultimi nella loro autonomia e responsabilità “con l’attenzione a tenere una ‘giusta distanza”.
Penso che bisognerebbe rendere l’ambiente scolastico come un ambiente in cui è piacevole stare. Un luogo in cui i giovani devono impegnarsi, ma con un modello di apprendimento orientato al benessere.
Ma qual’è il significato e l’essenza di essere un educatore?
Il lavoro dell’educatore comporta il raggiungere i ragazzi nei luoghi della loro quotidianità ovvero piazze, bar, panchine con il fine di proporsi in una relazione educativa che consenta al ragazzo di sentirsi accolto, visto, accettato e valorizzato.
Questo ruolo educativo necessita di una forte capacità empatica, passione e motivazione e cioè la forte convinzione di poter essere di supporto per l’altro.
Per fare ciò occorre essere umili ed avere un importante senso della realtà, significa mettersi in gioco accettando la sfida della relazione. In parole semplici dare e ricevere fiducia giocando in trasferta. Possiamo quindi affermare che qualsiasi educazione instaura necessariamente una relazione, ma soltanto chi ha gli strumenti professionali adatti riesce a governare in favore della persona.
L’educatore si rende necessario non solo nella gestione quotidiana di relazioni, eventi diversificati e difficoltà, ma il suo ruolo è fondamentale anche in una fase precedente, cioè nell’individuazione dei progetti e delle potenzialità presenti nel quartiere ancora prima di applicarli. In poche parole, l’educatore deve lavorare sull’individuo per favorire la comunità. Possiamo affermare che è importante la presenza dell’educatore per sviluppare azioni di welfare di comunità per le competenze che il suo ruolo possiede.
Le competenze relazionali caratterizzano il ruolo dell’educatore in qualsiasi contesto,
poiché la relazione è il principale strumento che utilizza. Questa figura esperta è l’unica ad utilizzare la relazione in maniera professionale, con consapevolezza e capacità di governare i processi relazionali.
Anche le competenze legate alla mediazione sono importanti in questo settore, poiché gli attori che ruotano attorno ai progetti sono veramente numerosi. L’educatore dovrebbe saper identificare le potenzialità presenti in un quartiere e nelle persone che vi abitano. Saper osservare e cogliere elementi da poter sviluppare. Avere la capacità di stare fermi ad attendere osservando quel che sta succedendo, e questo diventa appagante quando nell’attesa la persona riesce ad attivarsi rispondendo da sé al bisogno espresso. Infine la capacità di lavorare autonomamente; prendendo decisioni anche apparentemente “grandi” assumendosene la responsabilità.
L’educatore non deve essere né un passo indietro, né mai un passo avanti, deve ricercare costantemente il complesso equilibrio nello stare accanto come maestro non invadente di crescita.
Essere educatore infine significa essere in grado di stare nei tempi della persona che si ha davanti senza rinunciare ad educare anche nei momenti in cui non si è voluti ma l’essenza del “semplicemente esserci”.
L’educatore aiuta a trasformare una cittadinanza subita ad una cittadinanza agita.
E’ importante avere gli educatori professionali come medium e valorizzarli perché fondamentali per la crescita sana della nostra comunità.
Tutti e tutte dovremmo essere un po’ educatori ed educatrici nella nostra quotidianità.