Venerdì scorso assieme a tante associazioni abbiamo lanciato l’evento per il decimo anniversario di un momento fondamentale nella nostra storia recente, un evento che ha scosso le nostre coscienze e ci ha spinti a riconsiderare ciò che significa essere umani e la responsabilità che condividiamo verso gli altri esseri umani. Il 3 ottobre 2013 è una data che rimarrà indelebile nella nostra memoria.

In quel giorno, a soli 800 metri dalla spiaggia dei Conigli a Lampedusa, si è verificata una tragedia senza precedenti. 368 persone hanno perso la vita per annegamento mentre cercavano rifugio in Europa attraversando il pericoloso Mediterraneo. Questo evento ha portato alla luce la dura realtà dei migranti, persone che fuggono da guerre, persecuzioni, fame e povertà, in cerca di una vita migliore e di sicurezza. La nostra umanità è stata messa alla prova in quella terribile giornata.

Il 3 ottobre prossimo, vi invitiamo a unirvi a noi in un momento di commemorazione e di impegno. Alle ore 17:30, ci ritroveremo per una fiaccolata che partirà alle 18:00 dal giardino dedicato al 3 ottobre 2013, tra via Papini e via di Corticella. Cammineremo insieme verso il Parco dei Giardini, dove presso la casetta dell’Associazione Ca’ Bura, in via dell’Arcoveggio 59/8, ci riuniremo per performance artistiche, letture, proiezioni video e una cena eritrea a buffet. Questo è il nostro modo di ricordare e dimostrare che, uniti, possiamo influire sul corso degli eventi. Intanto un recente rapporto dell’Onu, un documento di 289 pagine, svela una rete di abusi e violazioni dei diritti umani che coinvolge trafficanti, guardia costiera libica e addirittura funzionari governativi.

Al centro di questa rete c’è un uomo, il comandante Bija, definito “il peggiore dei carcerieri” in diverse sentenze in Italia. La sua ascesa è avvenuta dopo la visita segreta in Italia nel maggio 2017 come uno degli ufficiali della cosiddetta guardia costiera libica, nonostante fosse stato precedentemente identificato da documenti dell’Onu e da un dossier del Ministero della Difesa italiano come coinvolto in affari illeciti e violazioni dei diritti umani. Questo individuo è ora il perno di un sistema che si basa sul traffico di esseri umani, sul contrabbando di petrolio e sulla detenzione di migranti in prigioni segrete.

Il rapporto Onu rivela che Bija e i suoi complici, i cugini Kashlaf e Osama Al-Kuni, gestiscono una vasta rete di traffico e contrabbando a Zawiyah, coinvolgendo persino entità armate nelle loro attività illecite. Il traffico di esseri umani e il contrabbando di petrolio sono solo la punta dell’iceberg. Questi individui hanno creato una filiera chiusa che coinvolge la cattura di migranti in mare, il loro trasferimento in campi di prigionia, e il pagamento di ingenti somme di denaro per essere liberati.

Questa rete si è infiltrata anche nel contesto istituzionale libico, coinvolgendo funzionari e unità marittime della guardia costiera. Tutto questo ha un unico scopo: ottenere ingenti risorse finanziarie dal traffico di esseri umani e dal contrabbando di petrolio. E cosa ancora più inquietante, il denaro accumulato da questa attività criminale sembra essere nascosto all’estero, aggirando le sanzioni internazionali grazie a coperture a livello governativo e giuridico.

Questo non è solo un crimine contro l’umanità, ma è anche una minaccia alla stabilità della regione e alla sicurezza internazionale. La Corte penale internazionale ha già emesso sei mandati di cattura per crimini di guerra e crimini contro i diritti umani, ma il lavoro per portare questi individui davanti alla giustizia è ancora in corso. La cosa grave è che come governo continuiamo a considerare questi criminali come  partner affidabili.

Allora chiediamo al Consiglio di sicurezza dell’Onu e alla comunità internazionale di agire con urgenza per porre fine a questa rete criminale. È nostro dovere morale e umanitario combattere il traffico di esseri umani e il contrabbando di petrolio e garantire che coloro che sono responsabili di questi crimini vengano consegnati alla giustizia. La Libia e il mondo intero hanno bisogno di una soluzione a lungo termine per porre fine a questa sofferenza e instaurare la pace e la stabilità.