Il Dottor Edmondo Cirielli, Generale di Brigata dei Carabinieri in ausiliaria, già consigliere regionale campano, più volte deputato, attualmente viceministro degli Esteri, fondatore e organizzatore del partito in cui milita, Fratelli d’Italia ,  ha detto il 1 luglio a Roma, nell’ambito di una manifestazione di Gioventù nazionale  : “l’italiano è da sempre nel suo complesso una persona corretta, che rispetta il prossimo. Lo dico senza fare vaneggiamenti ideologici e culturali, gli italiani sia nel periodo pre-fascismo, sia durante il fascismo… quindi voglio dire il governo italiano, l’Italia nei cento anni di colonie, in Africa ha costruito e ha realizzato”.

Una cancellazione di tutti i crimini – comprovati, dimostrati e ormai di dominio pubblico da decenni – del colonialismo italiano nel continente africano. In particolare, il regime fascista ha condotto in Libia nel 1929-1931 pesanti operazioni militari anche costruendo una rete di campi di concentramento in cui ha segregato per anni parte della popolazione della Cirenaica. Mussolini ha poi scatenato nel 1935-1936 contro l’Etiopia una guerra di aggressione nel corso della quale l’Italia fascista ha fatto uso di gas tossici vietati dalle norme internazionali che pure il regime aveva siglato. Spietata poi la repressione della resistenza, sia in Libia , sia in Etiopia, a seguito dell’attentato contro Graziani del 19 febbraio 1937, in quella giornata migliaia di civili furono sommariamente giustiziati. Gli italiani (civili e soldati) uccisero oltre trentamila civili etiopi in tre giorni nel massacro di Addis Abeba, tra cui molte donne e bambini. In molti casi bruciati vivi, impiccati o fucilati, nella rappresaglia per un attentato a un vicerè. 

Eppure per Cirielli tutto ciò non importa, a quanto pare, perché “noi non siamo per natura gente che va a depredare e a rubare al prossimo. Anche per un fatto culturale, perché la nostra cultura antica e millenaria non ci fa essere un popolo di pirati che vanno in giro a depredare il mondo. Al contrario, noi italiani abbiamo “una cultura civilizzatrice”. Cioè non esiste nella nostra mentalità che tu vai da una parte, fai il deserto e la chiami pace, come qualcuno diceva per insultare l’impero romano”.

Si vede che non conosce la storia il nostro vice Ministro. Noi abbiamo rubato tante cose e depredato come gli altri colonizzatori, tra cui l’obelisco di Axum, la stele simbolo della nazione etiopica trasportata a Roma dopo la guerra del 1935-36 e ora restituita.

Il Regno di Axum, una civiltà esistente , fu un importante regno commerciale che crebbe a partire dal Periodo proto-axumita nel IV secolo a.C. ca. Sino a raggiungere l’apice della sua potenza verso il I secolo d.C. Questo è particolarmente degno di nota per un gran numero di innovazioni culturali, come lo sviluppo di un alfabeto proprio, il Ge’ez. Inoltre, attorno a 3700 anni fa, furono eretti obelischi giganti per segnalare la presenza di tombe sotterranee appartenute a re e nobili: la più famosa è nota come Obelisco di Axum.

Cirielli ha poi proseguito, facendo una sorta di paragone tra il colonialismo italiano (quindi “buono”) e il Piano Mattei per l’Africa su cui il governo Meloni ha tanto insistito negli ultimi mesi. “Il punto è che l’Africa è una nazione ricca di materie ed energia”, ha detto il viceministro degli Esteri, dimenticando che non si tratta di una nazione ma di un continente composto da 54 Stati diversi. “Quindi noi, come europei, abbiamo sempre preso e continuiamo a prendere. Solo che l’Italia, Giorgia Meloni, con il Piano Mattei sostiene che se noi prendiamo materie prime da quel popolo dobbiamo lasciare qualcosa per le generazioni future che arriveranno: strade, porti, zone industriali, scuole, ospedali, perché noi ci prendiamo oro, uranio, ferro, petrolio, gas e altre cose”.

In altre parole aiutarli a casa loro, senza che i migranti disturbino la nostra tranquillità. Cirielli con il suo negazionismo storico ha fornito un’ulteriore prova dell’ipocrisia e della malafede con cui il razzismo nasconde la propria cattiva coscienza e cerca di darsi rispettabilità e credibilità.