“I Giusti tra le Nazioni sul territorio della regione Emilia Romagna” è un’iniziativa del Museo Ebraico di Bologna che propone le storie di straordinario altruismo di 76 persone riconosciute ‘giuste’ al 1 gennaio 2021. La mostra offre una ricca documentazione, foto e 11 video originali realizzati da Valentina Arena, con testimonianze filmate dei sopravvissuti, ormai pochi, e dei loro discendenti.

Chi sono i “Giusti”

L’onorificenza di “Giusto tra le Nazioni” fu istituita dallo Stato di Israele dopo la Seconda guerra mondiale per dare riconoscimento al coraggio di queste persone. Anche in Emilia Romagna ci furono molti episodi di salvataggio, compiuti da persone comuni, spesso di umili condizioni, da sacerdoti e da figure vicine alla Resistenza, ma anche da interi Paesi che mantennero il silenzio intorno agli ebrei che sapevano nascosti nelle case dei vicini.

La Resistenza non è stata solo lotta armata. Certo, quando si parla di Resistenza il pensiero corre subito alle formazioni ribelli combattenti e, magari, ai tanti ragazzi accorsi “nell’esercito del Sud”. Ma la Resistenza è molto di più: è anche la lotta senz’armi di migliaia e migliaia di donne e uomini che hanno scelto di respingere il nazifascismo in mille modi, non meno rischiosi

E’ Resistenza aver aiutato i soldati italiani sbandati a sottrarsi alla cattura da parte dei tedeschi dopo l’otto settembre 1943

E’ Resistenza aver nascosto e aiutato a fuggire i prigionieri alleati evasi dai campi di concentramento fascisti

E’ Resistenza il no pressoché totale opposto all’arruolamento nell’esercito della Repubblica Sociale fascista da parte dei militari internati nei lager in Germania

E’ Resistenza aver nascosto e fatto fuggire i giovani renitenti alla leva di Salò, ignorando i bandi che minacciavano galera e morte

E’ Resistenza essersi opposti alle ordinanze e alle requisizioni dei tedeschi, sopportando spesso rappresaglie terribili

E’ Resistenza aver creato il vasto, capillare tessuto di alleanze e complicità nel quale i combattenti hanno potuto agire o comunque sul quale sapevano di poter contare:  aver costruito, cioè, quel “clima

diffuso” senza il quale probabilmente la resistenza armata sarebbe risultata molto meno vasta ed efficace o addirittura non sarebbe stata possibile. 

E’ stata Resistenza – in sintesi – ogni azione volta ad affermare, a costruire giorno per giorno, passo dopo passo, quei principi fondamentali di libertà, uguaglianza, solidarietà, giustizia che hanno portato a concepire e a varare la nostra Costituzione contro il buio del nazifascismo. La cultura di vita della democrazia contro la cultura di morte del nazifascismo.

E’ resistenza a pieno titolo, allora, anche aver nascosto e aiutato gli ebrei, rischiando in ogni momento la propria stessa vita.

Emerge, insomma, da queste storie, come, dapprima lentamente e poi in modo sempre più incisivo fino ai giorni della liberazione, un diffuso impegno civile abbia affiancato i partigiani in armi per opporsi insieme alle violenze e ai soprusi nazifascisti e conquistare la libertà e la democrazia. Ed è proprio questo amalgama, questo combattere fianco a fianco, ciascuno con i propri mezzi ma con un sentimento comune, magari anche solo istintivo, a fare della lotta di Resistenza una lotta di popolo.

Il punto, allora, è non dimenticare la lezione che ci viene da queste storie ma, al contrario, coglierne il messaggio. Un messaggio attualissimo in un momento in cui i principi che sono alla base della nostra Costituzione – del nostro stesso “stare insieme” – sembrano essere messi in discussione o comunque subiscono attacchi pesanti, troppo spesso nel silenzio o nell’incomprensione dei più.

E uno degli attacchi più duri e più colpevolmente trascurati o addirittura silenziati, sono i muri di ogni genere che abbiamo eretto e stiamo tuttora erigendo contro i rifugiati e i migranti. Contro quelli che si possono considerare “gli ultimi di oggi” come “gli ultimi di ieri” erano gli ebrei. 

Non a caso sono stati proprio numerosi anziani ebrei scampati alla Shoah tra i primi e tra i più decisi a contestare le politiche migratorie di chiusura e respingimento messe in campo negli ultimi anni, nell’indifferenza o, peggio, con il sostegno di tanti, tantissimi “uomini e donne comuni”. Quasi ad ammonire che solo appellandosi e rilanciando i valori che hanno guidato la Resistenza si può uscire da quella specie di “sonno della coscienza” che sembra essersi fatto strada.Ad ammonire che non è tempo di voltarsi dall’altra parte ma di obbedire al senso di giustizia dettato nell’animo di ciascun di noi dalla “legge di Antigone”.

Siid Negash