In questi giorni la von der Leyen nel discorso sullo Stato dell’Unione, si è espressa in questo modo:
“La solidarietà dell’Europa nei confronti dell’Ucraina rimarrà incrollabile. Fin dal primo giorno, l’Europa è stata al fianco dell’Ucraina. Con armi. Con fondi. Con l’ospitalità per i rifugiati. E con le sanzioni più dure che il mondo abbia mai visto. Il settore finanziario della Russia è in crisi”.
In questi giorni, dopo un’operazione di soccorso in mare compiuta dalla Guardia costiera, sono giunti 61 migranti di nazionalità iraniana e irachena nel porto di Roccella Ionica, nella Locride.
In questi giorni, Mahsa Amini, ragazza 22enne iraniana, è morta dopo essere entrata in coma martedì sera in seguito a un arresto a Teheran da parte della polizia perché non portava il velo in modo corretto. Lo rende noto IranWire. Secondo la sezione iraniana di Amnesty International, la ragazza “è stata arrestata in modo arbitrario dalla cosiddetta polizia della moralità” e ci sono accuse rispetto a presunte torture durante la detenzione.
Ancora oggi c’è chi paga l’attivismo con la vita. Nel 2021 sono stati uccisi 358 difensori dei diritti umani; molti altri sono stati incarcerati o spiati, di cui più della metà in America latina.
La ong Global witness indaga sugli omicidi di ambientalisti; nel 2020 (l’ultimo anno per cui ci sono dati disponibili) ne sono stati accertati 227, per una media di oltre quattro alla settimana. Il Messico di recente è stato al centro dell’attenzione anche per i frequenti attentati contro i giornalisti, monitorati da altre due organizzazioni: Reporter senza frontiere (che censisce 488 giornalisti dietro le sbarre alla fine del 2021) e l’International federation of journalists (che parla di 42 giornalisti uccisi nel 2020 mentre facevano il loro lavoro e 235 imprigionati).
Sorveglianza e arresti, così si intralcia il lavoro degli attivisti. Gli attentati letali inoltre raccontano soltanto una parte della storia. Perché, come sottolinea Front line defenders, i difensori dei diritti umani vengono intralciati anche in molti altri modi. Lo sanno bene coloro a cui sono stati installati di nascosto nello smartphone spyware come l’israeliano Pegasus, capace di estrarre i dati (email, password, messaggi di testo, localizzazione gps…) e addirittura di attivare da remoto il microfono e la camera.
Una decina, inoltre, gli attivisti che nel 2021 sono stati accusati di terrorismo, uno dei metodi più comuni usati da alcuni governi per intimorirli.
L’Unione Europea ha predisposto una Piattaforma di coordinamento per l’asilo temporaneo dei difensori dei diritti umani, a cui hanno aderito vari governi, istituzioni e organizzazioni non governative, e ha fornito le linee guida per organizzare programmi di protezione dei difensori. Alcuni governi europei hanno già aderito a tale piattaforma promuovendo programmi di protezione per difensori dei diritti umani e di “asilo temporaneo” per chi dovesse decidere di lasciare – come extrema ratio – il proprio Paese di origine per un determinato lasso di tempo.
Dall’altra parte però, l’Unione Europea ha voltato le spalle ad un impegno incondizionato per i diritti umani, la democrazia, la libertà e la dignità umana espandendo negli ultimi anni in maniera problematica le proprie politiche di esternalizzazione delle frontiere. La collaborazione dell’UE con i Paesi limitrofi per il controllo delle migrazioni ha rafforzato i regimi autoritari, fornito un boom di profitti per le imprese della sicurezza e ai produttori di armamenti, distolto risorse dallo sviluppo e indebolito i diritti umani.
Accordi e misure di esternalizzazione delle frontiere iniziati nel 1992 ma che hanno sperimentato una forte accelerazione dal 2006 come un obiettivo centrale della politica e delle relazioni esterne dell’UE, inglobando anche le politiche di aiuto e commercio. Le misure adottate includono: formazione delle forze di sicurezza di Paesi terzi; donazioni di elicotteri, navi per pattugliamento e veicoli, apparecchiature di sorveglianza e monitoraggio; sviluppo di sistemi di controllo biometrico; accordi per l’accettazione delle persone deportate. Nonostante ciò, l’Unione Europea e i suoi Stati membri non solo hanno firmato accordi per legittimare i Governi di tali Paesi e ignorato le violazioni dei diritti umani, ma hanno inoltre fornito finanziamenti, formazione e sostegno materiale proprio agli organi di sicurezza statali più responsabili nella repressione e negli abusi dei diritti umani.
Piuttosto che esternalizzare confini e muri, dovremmo portare al di fuori dei confini dell’Europa la vera solidarietà e il rispetto dei diritti umani.