Il Decreto approvato dal CDM contenente Misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile è a parere del nostro gruppo un’abdicazione da parte dello Stato al suo ruolo di livellatore delle diseguaglianze e tutore degli ultimi, il cinismo feroce di questa decisione è testimoniato a nostro parere anche dalla sua denominazione semplificata: “Decreto Caivano”, che associa un luogo ferito da fatti tragici a disposizioni che sono lame di ipocrisia pronte a farlo nuovamente sanguinare, scelta comunicativa già vista con il “Decreto Cutro” in materia di politiche migratorie.
L’impostazione repressiva del Decreto non fa altro che affaticare un sistema carcerario saturo, dimenticando qualsiasi forma di presidio socioeducativo, se non un riferimento ad un minimo aumento del fondo MOF (6 mln a fronte degli 800 già stanziati), alimentando così la formazione di nuove leve criminali, con un etichettamento anticipato che colpisce severamente chi in giovanissima età per varie ragioni si trova a delinquere e le figure adulte a questi prossime, innescando un processo che inevitabilmente condurrà ad un aumento del crimine come risposta ad una maggiore emarginazione inflitta a chi già ha difficoltà ad adottare comportamenti conformi, provocando così un’ulteriore frattura tra Stato e soggetti che vivono in sacche di disagio e povertà educativa.
Questo sarà l’esito dei Daspo urbani e fogli di via resi più severi, degli anni di reclusione per i genitori che hanno figli in difficoltà che si allontanano dal percorso scolastico, dei trasferimenti anticipati dal carcere minorile a quello degli adulti, degli arresti in flagranza e delle custodie cautelari più facili da attuare.
Il Governo con questa decisione si pone verso chi sbaglia solo come bastonatore, senza offrire opportunità alternative e con una completa mancanza di visione comunitaria, lasciando lo sviluppo di questa nelle mani dei gruppi criminali assai più robusti dello Stato in molti territori del nostro paese.
Esprimiamo forte preoccupazione per le ricadute che tale Decreto potrà avere anche nella nostra città, dalla tenuta del sistema carcerario agli investimenti in percorsi di reinserimento sociale, considerando ad esempio che il carcere del Pratello da oltre un anno registra un numero di presenze che supera in modo significativo la capienza della struttura, arrecando disagi sia ai detenuti sia al personale, è di una settimana fa la notizia dell’ennesimo tentato suicidio nell’istituto. Ma questo non interessa a chi ci governa, chi ha commesso un crimine è un criminale e basta, un nemico di cui evidenziare tutte le differenze rispetto al resto della società “normale”, qualcuno contro cui accanire accuse e responsabilità dei disagi presenti nelle nostre quotidianità, qualcuno da rimuovere ed emarginare con maggiore severità per compiacere l’eccitazione della vendetta, l’annullamento del reo è la soluzione, la sua morte in carcere una variabile accettabile della punizione.
Non una parola sulla condizione nelle carceri, non una parola sull’educativa di strada, non una parola sui centri di aggregazione giovanile, non una parola su percorsi di salute mentale, non una parola sull’educazione sessuale e all’affettività, non una parola per il supporto alla genitorialità.
A fronte di tutto ciò auspichiamo un’alleanza tra politica, associazionismo ed operatori per opporsi al modello delineato e far germogliare proposte che sappiano costruire futuro.