La questione abitativa è sempre attuale a Bologna, nelle grandi metropoli italiane ed europee. In queste settimane il dibattito è ancora più vivo in città a seguito dell’occupazione abitativa in via Capo di Lucca, degli annunci grotteschi di affitto a prezzi esorbitanti (come il famoso divano a 350 euro al mese) e riguardo alle azioni che il Comune sta portando avanti in tutto ciò che è di sua competenza.
I temi oggetto di discussione sono molti tra tutti spicca quello degli affitti brevi, una delle origini della crisi abitativa e sociale che si sta vivendo oggi, piegando le città sempre più ad esigenze turistiche e fluide generando difficoltà nell’alimentare lo sviluppo di quotidianità radicate sul territorio in grado di agevolare lo sviluppo della propria vita e del contesto nel quale è calata.
Coerentemente a ciò si deve effettuare una riflessione profonda anche sul turismo etico che come ciuffi d’erba nel cemento fa fatica a respirare in un mercato saturato dalle offerte di Airbnb e piattaforme affini che possono contare su centinaia di appartamenti in città anche grazie all’aiuto di società a loro connesse. Esperienze interessanti che hanno promosso sistemi alternativi sono ad esempio “Local – Pal” un’associazione che si occupa di home sharing con l’obiettivo di creare una rete riconosciuta che possa sostenere pratiche ospitali e tutelare l’interesse collettivo di valorizzare e preservare il territorio, il suo patrimonio culturale, le sue tradizioni e i suoi abitanti. Ancora interessante è la start up “Fairbnb” che supporta con i proventi delle commissioni poste sulle prenotazioni progetti di comunità nell’area ospitante, con l’obiettivo di ridistribuire ricchezza e creare posti di lavoro.
Il tema degli affitti brevi turistici è però solo un elemento della crisi abitativa, è fondamentale concentrarsi anche su una visione di insieme che al nostro paese in questi anni è mancata. Serve una politica sulla casa a livello nazionale che dia alle città risorse per piani case che vadano a recuperare l’esistente, le aree dismesse e diano la possibilità di edificare con coerenza rispetto al contesto territoriale.
Nel solco di queste riflessioni si collocano quelle ancora più ampie sui beni comuni, la loro assegnazione, il loro mantenimento e manutenzione.
A Bologna in merito a quest’ultimo aspetto si è elaborato un nuovo patto aperto per l’amministrazione condivisa con enti del terzo settore e reti civiche che punta a creare un ecosistema collaborativo per creare un welfare plurale, comunitario, generativo e di impronta mutualistica. In questo sono contenuti importanti principi e metodi operativi quali la co – programmazione e la co – progettazione e l’uso civico e temporaneo degli spazi nell’ottica di superare la logica del bando.
Sul tema della casa altrettanto si è fatto con la progettazione della nuova agenzia sociale per la casa, la cessazione dell’alienazione del patrimonio immobiliare pubblico, il rinnovo del canone concordato e con la pressione svolta dal Sindaco insieme ad altri amministratori locali per una legge nazionale proprio in materia di affitti brevi che superi il semplice strumento della cedolare secca.
In questo Venezia può fare da apripista nella regolamentazione delle locazioni turistiche brevi. È il primo caso, infatti, in cui un Comune dispone di strumenti normativi per limitare gli affitti offerti ai turisti. La possibilità di regolare gli affitti brevi deriva dall’emendamento 37-bis al Decreto aiuti, approvato in Senato il 14 luglio di quest’anno, proposto dal Parlamentare del Partito democratico Nicola Pellicani con l’obiettivo di favorire l’incremento dell’offerta degli alloggi in locazione per uso residenziale di lunga durata, consentendo di porre limiti al numero di immobili da destinare all’affitto turistico e di giorni massimi per i quali un immobile può essere posto in affitto turistico.
Per ciò oltre a continuare a fare tutto il possibile a livello cittadino, a partire da una lavoro strutturato su ASP, credo che sia necessario convergere proprio su una visione politica nazionale e un copro di leggi in materia che offrano strumenti agli enti locali, sviluppando in tal senso anche nella nostra città un dibattito avvolgente che accolga tutti i soggetti interessati, dai Consiglieri di minoranza ai movimenti sociali, per dare un contributo agli attori di questa nuova legislatura ad operare il prima possibile, considerata anche la difficoltà economica dei Comuni nell’erogare contributi affitti a fronte ad esempio di 8000 richieste già presentate a Bologna o la difficoltà nell’arginare il razzismo che ostacola le persone di origine straniera ad accedere al bene casa di cui si legge in queste ore sui giornali.
Credo che alla luce di tutta questa complessità sia sterile la polemica, sollevata anche oggi dall’opposizione con una Mozione, in merito alla visita del neo Parlamentare Aboubakar Soumahoro in merito alla sua visita agli attivisti di via capo di Lucca per un confronto, che tenta di superare la rigida dicotomia tra illegale e legale per aprire alla pacificazione delle tensioni tra i sostenitori della legalità e della giustizia sociale, rimanendo sul merito delle questioni e facendosi carico dei problemi, delle critiche e delle sfide da affrontare senza paura e preclusioni al confronto generativo.
Sotto il profilo politico aprire un dialogo con chi radicalmente pone questioni su cui dibattere fa parte della lettura di quanto accade in città e non bisogna sottrarsi, i Consiglieri di minoranza piuttosto che assillare il Sindaco in richiesta di condanna per tutti quelli che passano da Capo di Lucca dovrebbero spendere le proprie energie nell’assillare i loro referenti politici nazionali nell’essere celeri ad affrontare il problema, perché è questa la ragione per cui si occupa ed ognuno deve fare il massimo per far sì che questa esigenza non vi sia più.