Giovedì come ormai è noto a tutti si è avviato il percorso Cannabis TALK. Ho letto molti giudizi e secche definizioni su che cosa sia questo percorso da “Sponsorizzazione della droga” fino ad un’azione “indecente, diseducativa e gravissima”. Purtroppo temo che il messaggio sia stato frainteso o maliziosamente distorto nonostante la chiarezza della conferenza stampa di presentazione e la pluralità di voci competenti coinvolte. Quello che io ed un gruppo di Consiglieri e Consigliere abbiamo fatto è un invito, forse da questo deriva l’incomprensione visto che la politica ne fa sempre meno. Abbiamo invitato la cittadinanza bolognese ad interrogarsi e a farlo guidata dalla voce di studiosi e professionisti, cogliendo le debolezze del dibattito pubblico in materia di cannabis, che a tratti è appiattito su dichiarazioni surgelate pronte all’uso, e a tratti inesistente, ignorando la complessità del tema e ciò che quotidianamente accade nella vita di milioni di persone (in Italia sono circa 6 milioni i cittadini che fanno uso di cannabis).
Aprire un dibattito pubblico sulla cannabis è quindi un modo per analizzare il presente e rielaborare le tecniche fallimentari fino ad ora utilizzate per approcciare il consumo e il commercio di cannabis, risalenti alla legge Iervolino – Vassalli del 1990, vuol dire guardare i dati e scoprire che forse vie alternative alla mera repressione ci sono, che 630.000 persone hanno richiesto un referendum perché avvertono un problema del quale la politica non si occupa, che nei paesi dove si è intrapreso un percorso maturo di legalizzazione quali il Portogallo, il Canada o alcuni Stati degli USA i risultati si vedono sia in termini economici che sociali. In Italia fino ad oggi si è optato per un solo modello: quello di “scuole sicure”, quello delle carceri piene di detenuti per reati connessi alle droghe, quello dell’inasprimento delle paure sociali, quello della Fini – Giovanardi, che eliminava la distinzione tra droghe leggere e pesanti e che è stata dichiarata incostituzionale, quello portato ancora oggi avanti da alcuni partiti come la Lega con la proposta di Legge “Droga Zero” o meglio definibile a mio parere “riflessione zero”, proponendo di contrastare il consumo e lo spaccio di sostanze stupefacenti con l’inasprimento delle pene ignorando le ricadute sociali ed economiche di questo approccio.
Ci tengo inoltre a sottolineare che proporre una riflessione sul tema non è un incentivo al consumo anzi al contrario vuol dire problematizzarlo e affrontarlo. Affrontare poi il tema a livello cittadino ha un valore politico aggiuntivo vuole dire riconoscere che un tabù di portata nazionale ha ricadute rilevanti anche a livello locale a partire dalla situazione nella quale versano i SERD, con carenza di personale, strutture spesso inadeguate e poche risorse per gestire percorsi rieducativi, di ciò è sicuramente complice una cultura che mette a margine il problema delle dipendenze e che si accontenta di isolare i soggetti fragili in istituti di detenzione. Vuol dire riconoscere valore ad un percorso serio di accudimento del disagio giovanile nelle nostre comunità, non criminalizzandolo ma studiandolo, sono troppe le vittime di un sistema che stigmatizza comportamenti definiti acidamente “deviati” senza interrogarsi sulle vicende personali e sociali, comportando conseguenze psicologiche devastanti che in alcuni casi hanno spinto ragazze e ragazzi al suicidio per pochi grammi di fumo.
Personalmente sono dispiaciuto che nessuno di coloro che ha posto critiche ai Cannabis TALK si sia presentato in Montagnola per ascoltare la presentazione di “Mamma mi faccio le canne” lasciandosi intimorire dal titolo e non lasciandosi interrogare dai contenuti, che sicuramente avrebbero lasciato spazio ad un dibattito generativo, che auspico si possa verificare nei prossimi appuntamenti in sede istituzionale.
Se non bastano tutte queste cose per parlare di cannabis credo che ci sia un reale problema di individuazione delle priorità, come credo fermamente che parlare di un tema non sia in alcun modo leggibile come un comportamento che punta alla sottrazione di spazio nel dibattito ma, al contrario, sia considerabile un atteggiamento che miri a creare spazio nel dibattito, per approfondire anche altro, basti osservare quanti temi sono connessi al consumo di cannabis.
Ci tengo in ultimo a porre un opportuno distinguo tra il tema della sicurezza stradale e quello della restrizione al consumo della cannabis alla luce di alcuni accostamenti azzardati che ho letto sui giornali. Aprire al confronto sulla Cannabis non equivale a dire: “prego mettetevi in macchina in stato di incoscienza”, mentre votare contro o non votare un ODG che invita a promuovere l’educazione stradale, ad introdurre nuovi autovelox e tutele per coloro che si muovono in strada mi pare un segnale chiaramente evidente di insensibilità alla sicurezza stradale e di giustificazione di condotte pericolose al volante che paradossalmente sono più tollerate di uno spinello.
Chiudo ribadendo che l’impianto del dibattito che abbiamo aperto sulla cannabis, visto l’ampio spazio per l’approfondimento, vuole tenere in considerazione le sincere sensibilità di tutti, con l’obiettivo di scucirle dai sensazionalismi e di calarle in un confronto serio che possa portare avanzamenti culturali e politici nell’approccio al tema.