I cambiamenti culturali, le azioni politiche, passano da immagini che veicolano messaggi e rimangono impresse. Credo che in questo senso una bella immagine sia quella della ciclabile di via Saragozza di venerdì sera, grazie al lavoro di Salvaiciclisti, consulta della bicicletta e residenti di Saragozza . Purtroppo non ho potuto partecipare al flash mob, ma l’immagine che mi è comparsa nel feed di instagram mi ha immediatamente emozionato come spettatore. In quest’aula le immagini evocate dall’opposizione in materia di mobilità sono sempre di conflitto. Zona 30 contro automobilisti, Tram contro commercianti, bici contro macchine e in alcuni casi più ambiziosi addirittura ciclabili contro ciclisti, proprio come nel caso della pericolosa e criminale ciclabile di via Saragozza.
La mobilità però può rispondere ad un’altra immagine, quella della condivisione degli spazi, ben rappresentata dai 200 ciclisti che si sono posti a difesa della ciclabile più discussa della città per affermarne la sua dignità di esistenza, quando l’unica cosa da discutere è l’educazione e la conoscenza del codice della strada di chi puntualmente la scambia per un parcheggio e occupa uno spazio non suo.
Quanto accaduto venerdì sera ci dimostra che una parte di città è matura per condividere gli spazi, tanto da condividere un momento insieme per affermare in modo netto questa visione.
Allora forse l’unico conflitto che realmente esiste e sul quale è giusto soffermarsi a riflettere è quello tra due concezioni di società: una individualista e una comunitaria. Una dove l’unico flash mob possibile è un intermittente squillare di claxon per tentare di arrivare disperatamente prima degli altri e l’altra dove il traffico è mediamente più fluido e plurale nei mezzi di trasporto che lo vivono. Una dove l’isteria regna sovrana, l’altra dove la calma e la comprensione possono abitare anche la strada. Una con più morti, l’altra con meno morti. Una con più inquinamento, l’altra con meno. Una con un commercio sfrenato, l’altra con un commercio territoriale, sostenibile e di prossimità.
Per costruire una comunità serve faticare, trasformare le abitudini, migliorare i servizi, fino a cambiare le strade e il modo di circolare. Serve discutere tanto, ma serve discutere anche bene, per questo credo che se ancora una volta in quest’aula il conflitto sarà la leva per animare i discorsi sulla mobilità non lo dovrà essere sul piano di una sterile contrapposizione tra mezzi e categorie di utenti della strada, ma tra visioni. Noi abbiamo scelto la visione da sposare, quella comunitaria, quindi dalla ciclabile di Via Saragozza a tutta la città ci spenderemo per questo, con un approccio che possa accogliere e attuare tutti i miglioramenti possibili per rendere sempre più sicura e concreta la condivisione degli spazi. Voi che strade volete? Che società volete?