Dal video prodotto da una testata giornalistica Bolognese abbiamo avuto l’ulteriore conferma del calvario dei lavoratori della logistica.
Immaginate di essere dei facchini. Immaginate un turno notturno di più di otto ore all’Interporto di Bologna, quindi a Bentivoglio, in un complesso di oltre quattro milioni di metri quadri di capannoni, servizi e uffici della logistica a quasi venti chilometri dal centro della città. E, ancora, immaginate di essere in Italia solo da qualche anno: non conoscete bene l’italiano e arrivare a fine mese in città è sempre un’impresa. Ma, soprattutto, immaginate di non aver nessun mezzo a disposizione per recarvi al lavoro, se non treni e autobus. Succede, però, che dal lunedì al venerdì gli orari del vostro turno non coincidono con quelli dei mezzi di trasporto. L’ultimo autobus che da Bologna vi porterebbe all’Interporto, al blocco 3.2, arriva alle 18.30. E se il vostro turno comincia dopo quell’orario, ahimè, vi toccherà prendere un treno da Bologna e arrivare alla stazione di San Giorgio di Piano o a quella di Funo e poi, da lì, a piedi fino all’Interporto.
E per il ritorno? Stesso discorso, ma con la differenza di avere otto e più ore di lavoro sulle spalle. L’ultimo autobus che dall’Interporto, dal blocco 10.1, potrebbe riportarvi a casa a Bologna è alle 18.30. Ma se il vostro turno di lavoro finisce dopo le 18 e 30 sarete di nuovo costretti ad andare alla stazione di funo o di San Giorgio di Piano. Se invece il vostro turno di lavoro termina in un arco di tempo compreso tra le 23 e le 5 di mattina allora sarete abbandonati a voi stessi: non ci sono autobus che vi riportano a Bologna e nemmeno treni: l’unica soluzione per tornare a casa è arrivare in stazione e aspettare lì quasi tutta la notte il primo treno delle 5.12 da Funo o delle 5.05 da San Giorgio di Piano.
È questo il destino di centinaia di lavoratori che non hanno modo di tornare a casa dall’interporto dopo il lavoro.
C’è Mohsine , che di anni ne ha 52 e percorre quasi sette chilometri in monopattino elettrico. Muoad e Adnan, invece, hanno 42 e 40 anni e dalla stazione di Funo gli tocca farsela a piedi fare più di un’ora a piedi e arrivare al lavoro già stanchi. E dopo otto ore, tocca rifare il percorso a ritroso. Amath e Asa, di 31 e 29 anni, da mezzanotte sono in stazione a San Giorgio di Piano ad aspettare il treno delle cinque.
E poi ci sono loro, gli ’angeli della notte’, come li chiamano qui. Quei lavoratori patentati e automuniti che dalle cinque del mattino mettono a disposizione la propria vettura per accompagnare in stazione quanti più colleghi possono. Raza, 36 anni, fa anche quattro volte andata e ritorno dalla stazione di Funo con la macchina piena di colleghi. Reda, invece, dopo 5 anni di chilometri macinati a piedi ora che ha la patenta passa due ore dopo la fine del turno a riportare a Funo amici e colleghi.
Alla luce di tutto questo riteniamo che sia indispensabile attrezzare interporto di un trasporto pubblico notturno che garantisca ai lavoratori dignità nel raggiungimento del posto di lavoro e nel ritorno a casa.
Con il tavolo metropolitano si sta facendo molto per risolvere i problemi del settore della logistica, ma ci vuole molto di più.
Oltre ai disagi connessi ai trasporti, siamo in presenza di un sistema produttivo e di servizi che ha l’89% delle assunzioni con contratti atipici e somministrati. In questo modo, non c’è possibilità di avere un livello di formazione e preparazione adeguati.
In più il prezzo sociale che si sta pagando per effetto della quantità di infortuni è inaccettabile e insostenibile per qualsiasi comunità e a Bologna dobbiamo trovare la forza di reagire e di mettere in luce i difetti che sono alla base degli incidenti sul lavoro, come quello che ha ucciso il 22 enne Yaya Yafa, morto all’Interporto schiacciato da un camion.
Mancano gli investimenti e i controlli lungo la filiera produttiva spesso i soggetti committenti non controllano il decentramento, l’appalto e il subappalto che vedono la presenza di lavoratori che non hanno una formazione adeguata sulla sicurezza e mancano di una formazione e di un affiancamento consono alle attività che devono svolgere. Per fermare il trend negativo della sicurezza sul lavoro va accelerato il percorso di potenziamento dei servizi ispettivi e vanno intensificate le sanzioni nei confronti delle imprese inadempienti. Occorre svolgere un approfondito esame della situazione all’Interporto coinvolgendo i vertici e tutti i livelli Istituzionali preposti a garanzia della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro.